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RENE MAGRITTE
René Magritte nasce nel 1898 a Lessines nella provincia di Hainaut. Figlio di un mercante, nell’arco della sua vita si trasferisce più volte fino ad arrivare nel 1910 arriva a Châtelet, dove la madre si toglie la vita. Magritte inizia, lo stesso anno, le prime lezioni di disegno. Trasferitosi a Charleroi, inizia a interessarsi alla pittura. I primi dipinti a olio, risalenti al 1915, sono di stile impressionista. Dal 1916 al 1918 studia all'Academie Royale des Beaux-Arts di Bruxelles. I dipinti prodotti tra il 1918 e il 1924, vicini al Futurismo e al Cubismo, sono per lo più nudi femminili. Nel 1922 sposa Georgette Berger, lavora come disegnatore in una fabbrica di carta da parati e poi per delle agenzie di moda. L’anno successivo vende il suo primo quadro, il ritratto della cantante Evelyn Brélin. Nel 1926, grazie a un contratto con la Galleria Le Centaure a Bruxelles Magritte può dedicarsi a tempo pieno alla pittura. Nello stesso anno realizza il primo dipinto compiutamente surrealista, “Le Jockey Perdu” (Il fantino perduto). Inizia così a esplorare le possibilità di spaesamento che emergono dall’accostamento di oggetti reali. Nel 1927 Magritte arriva alla sua prima mostra personale: i critici lo bocciano all’unanimità, le recensioni sono pessime. Depresso per il fallimento, si trasferisce a Parigi, dove entra in contatto con i Surrealisti. Nonostante i regolari contatti, in un primo tempo, rimane ai margini del circolo parigino, i cui membri manifestano una certa incomprensione davanti alla sua opera. Ci vorrà più di un anno perché André Breton, critico e teorico del Surrealismo, cominci a interessarsene. Durante il periodo parigino Magritte dipinge oltre centocinquanta opere, con un ritmo di due, tre quadri a settimana. Affina lentamente il suo stile, dedicandosi a una rappresentazione sempre più meticolosa e dettagliata degli elementi, al fine di rafforzare l’efficacia delle sue rappresentazioni. A questo periodo risalgono la maggior parte dei “tableaux-mots”, dipinti in cui l’immagine è accostata alla scrittura calligrafica nello stile di uno scolaro alla lavagna e si chiarisce lo sfalsamento tra la rappresentazione di un oggetto e la parola che lo designa. Magritte è spinto dalla volontà di sferrare una critica all’immagine, oltre che alle convenzioni del linguaggio e ai meccanismi tradizionali del pensiero. Alla fine del 1929, la Galleria Le Centaure chiude, cessando le entrate contrattuali di Magritte: la crisi economica, seguita al crac finanziario di quell’anno, pone termine al suo soggiorno francese. Costretto a rientrare a Bruxelles, nel 1930 riprende a lavorare nella pubblicità. Con il fratello Paul crea lo Studio-Dongo, che gli procura un reddito dignitoso. A dispetto degli obblighi lavorativi, Magritte non smetterà mai di dipingere. Nel 1933 al Palais des Beaux-Arts di Bruxelles s’inaugura una sua importante mostra personale. All’inizio del 1936 ottiene la prima mostra negli Stati Uniti, alla Julien Levy Gallery di New York, che aveva già visto esporre artisti del calibro di Man Ray, Dalì e Giacometti. Anche l’opera di Magritte si colloca così su un piano di rilevanza internazionale. Nel 1938, a Londra, viene inaugurata una sua mostra alla London Gallery, gestita da E. L. T. Mesens. Proprietario di molte opere di Magritte, Mesens non si stanca di promuovere l’opera del pittore, facendo così fruttare anche il proprio patrimonio. Questo, però, non manca di creare disaccordi tra i due perché Magritte si sente penalizzato dalle esigue percentuali sulle vendite. La sua pittura non sembra influenzata dalla guerra e dalle condizioni dell’occupazione, tuttavia non tarderà a essere modificata radicalmente. Una serie di fasi segue al periodo surrealista. Tra il 1943 e il 1944 adotta uno stile pittoresco, conosciuto come "Periodo Renoir", una reazione all’alienazione e al sentimento di abbandono derivanti dal vivere nel Belgio occupato dalla Germania. Nel 1946 si unisce a molti altri artisti belgi nel manifesto “Le Surréalisme en plein soleil”, allontanandosi ulteriormente dal Surrealismo di Breton. Per ovviare alle ristrettezze economiche degli anni successivi alla seconda guerra mondiale, Magritte si dedica alla produzione di falsi: tra gli altri Picasso, Van Gogh, Manet, Cezanne, Tiziano. Si crede che abbia contraffatto anche banconote. La sua attività di falsario è stata interpretata come parte del suo atteggiamento sovversivo e della sua battaglia contro l’ideologia borghese: fu infatti per molti anni legato al Partito Comunista del Belgio. Nel 1948 alcune tele e qualche guache di fattura volutamente grossolana che si distinguono per la trivialità dei soggetti, sono raggruppate nel cosiddetto “Periodo vache”. Alla fine del 1948, Magritte torna al suo stile classico, al suo Surrealismo. Le sue opere sono apprezzate sempre più negli Stati Uniti, il successo commerciale e mediatico dei suoi ultimi anni di vita sembra dipendere dall’America. Consacrato da una retrospettiva al Museum of Modern Art nel 1965, poi trasferita in altre città degli Stati Uniti, Magritte muore di cancro il 15 agosto 1967 nel suo stesso letto ed è sepolto nel cimitero Schaerbeek di Evere, Bruxelles. |